TREK AD ANELLO NEL FINALESE TRA ROCCHE,CIAPPI E PONTI ROMANI!
Per il 25 aprile scegliamo di immergerci nella natura del Finalese in un settore che conosco bene, la Rocca di Corno e la val Ponci. L’itinerario è ad anello e consente di toccare tutti gli aspetti salienti, con dislivello di quasi 200 m.e durata sulle 4 ore (si può accorciare prendendo la deviazione che percorre l’ombrosa valle dei Frassini , ricca di pungitopo, ma così si saltano alcuni ponti romani). In questo periodo i cisti rosa sono in piena fioritura e il fogliame tenero delle latifoglie (specie ornielli) contrasta col verde scuro dei sempreverdi lecci (querce che rappresentano la tipica formazione arborea mediterranea). Si presenta un poco impegnativo nella parte iniziale della salita alla Rocca, perché il sentiero nella boscaglia presenta qualche tratto scosceso attrezzato con corde, per il resto prosegue poi in piano sull’altipiano e poi in discesa e di nuovo in piano quando si percorre la val Ponci. Per raggiungere il punto di partenza arrivati a Finalpia si prosegue in auto fino a Calvisio e poi sulla destra verso Verzi con stretti tornanti che si addentrano nella valle del rio Ponci. Qui si trovano anche numerosi veicoli parcheggiati dei climber che arrampicano le pareti sud della Rocca di Corno (specie nel periodo invernale data la sua esposizione che d’estate la rende torrida) e parte un sentiero nel bosco con segnavia rombo rosso che in circa un’oretta porta sulla sommità della Rocca (310 m., raggiungibile con una breve deviazione gialla.). Ripreso il sentiero col rombo si attraversa ora l’altipiano, che, con quello delle Manie, di S.Bernardino e della Rocca di Perti, allineati tutti su una stessa quota, rappresentano i frammenti di un’antica piattaforma, poi incisa e divisa in settori dai torrenti Porra, Aquila e Fiumara. Questo tavoliere antico era il fondale di un mare Miocenico con in superficie quelle sabbie miste a gusci calcarei di organismi marini che cementandosi hanno dato origine alla Pietra del Finale, per millenni usata nella costruzione di opere civili e religiose. Dopo una mezzora si arriva al Ciappo del sale, lastra rocciosa con incisioni rupestri. I Ciappi del Finalese (il più grande è quello delle Conche) nascono dal culto preistorico della pietra, assunta a simbolo dell’eterno ed immutabile ed elemento in cui si manifestava la divinità. Su di essi si scorgono graffiti e coppelle, incavi in cui erano poste forse le offerte sacre e solchi per raccogliere l’acqua piovana, data la scarsità di acqua sugli altipiani. Proseguendo oltre si arriva ad un quadrivio e si deve scendere sulla destra seguendo un sentiero con tre bolli rossi (un tempo attrezzato come percorso per non vedenti, ora molto rovinato) che in breve si connette alla val Ponci in località Ca’ du Puncin, dove si incontra il secondo ponte romano, il ponte dell’Acqua. Un tempo la valle era percorsa dall’antica via romana Julia Augusta (13 a.C.), che collegava la padania con la Liguria e ne sono proprio traccia i cinque ponti romani, dei quali il primo è poco più a nord, diroccato nel bosco. Continuando invece in discesa si incontrano gli altri tre ponti, ma tra il secondo e il terzo (detto ponte Muto) facendo attenzione sulla destra si trova la deviazione (tracce blu) che sale nel bosco verso le tre cave romane, scavate a colpi di “punta e mazzetta”. Presso il terzo ponte giunge anche un sentiero proveniente dall’Arma delle Manie (due quadrati rossi), mentre poco dopo il ponte Sordo sulla destra un pannello indica il sentiero che sale nella laterale valle dei Frassini (segnavia: due sbarre unite in mezzo). Infine , oltrepassato l’agriturismo val Ponci, si arriva al primo ponte, il meglio conservato (e l’unico transitabile in auto), detto Ponte delle Fate per la presenza nei dintorni dell’Arma delle Fate, ricca di reperti faunistici e storici (ma visitabile solo con la soprintendenza archeologica regionale ). Sui blocchi di pietra di Finale del Ponte così come sulla Rocca di Corno si possono scorgere i cespi dell’azzurra Campanula isophylla, endemica del finalese, che fiorisce però in settembre-ottobre. La nostra giornata si conclude con una sosta a Calvisio, dove salendo a piedi verso Calvisio vecchia incrociamo vico Bedina dove in un muro a secco si possono ammirare molte conchiglie fossili di 20 milioni di anni fa. Della vecchia chiesa di S.Cipriano è il campanile l’elemento più interessante romanico puro dei primi del 1200, con quattro piani di bifore. Su un muro di fronte al piazzale della chiesa sia un rombo che un quadrato portano in pochi minuti al vecchio nucleo di Lacremà (Calvisio vecchia), ora semiabbandonato, con grandi abitazioni (casazze) di età incerta.
Informazioni tratte in prevalenza dal libretto (e allegata cartina): I sentieri del Finale di Borbonese, reperibile in librerie e edicole della zona. Per approfondimenti sulla preistoria locale e i reperti : Museo preistorico del finalese a Finalborgo
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